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lunedì 13 luglio 2009

INTERNET,OVVERO LA BIBLIOTECA DI BABELE

In una delle sue memorabili Finzioni, dal titolo emblematico quanto evocativo: La
Biblioteca di Babele, il grande scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges immagina
una biblioteca illimitata, contenente tutti i libri, non solo tutti quelli già scritti ma anche
tutti quelli che potranno essere scritti dall’umanità.
Non so se Ted Nelson avesse in mente questa Finzione di Borges quando nel lontano
1965 concepì l’idea di Xanadu, la biblioteca delle biblioteche, il sistema informatico
ipertestuale globale che è - almeno concettualmente se non tecnologicamente - alla base
del world wide web, la “ragnatela” che permette, attraverso le autostrade telematiche di
Internet, di accedere a milioni di libri e documenti sparsi su centinaia di migliaia di
computer in giro per il mondo. Quello che è certo è che quanto più l’idea di Xanadu
diventa realtà (e la crescita esponenziale delle informazioni in linea su Internet mostra
come l’obiettivo non sia lontano), tanto più le sfide paradossali e inquietanti immaginate
da Borges si fanno concrete.
Anche questo nostro Paese - culturalmente “lento” nel tenere dietro alle innovazioni
della tecnologia, ma divoratore quant’altri mai di mode d’importazione - è stato di
recente inondato da articoli di quotidiani e riviste su Internet e sulle meravigliose
opportunità offerte dal world wide web e dalle sue (quasi) illimitate possibilità
informative. Al di là del modo spesso superficiale con cui il tema è trattato, l’enfasi sul
fenomeno risulta del tutto giustificata: si tratta infatti di una innovazione capitale,
paragonabile per impatto sociale e culturale all’invenzione della stampa e tale da
modificare in modo significativo il futuro dell’umanità. L’impatto è tanto più profondo
e radicale dal momento che le recenti innovazioni tecnologiche multimediali (che
permettono di veicolare tramite Internet non solo informazioni testuali e grafiche ma
anche suoni e immagini in movimento) ci fanno intravedere la possibilità di una
immensa (praticamente illimitata) biblioteca contenente non solo documenti, libri,
cataloghi ma anche conferenze, concerti, films, programmi televisivi - in una parola
l’intera produzione culturale dell’umanità.
Non siamo certo all’idea limite di Borges per cui la Biblioteca contiene di già “tutto ciò
che è dato di esprimere”, ma l’immediatezza e la facilità con cui tutto ciò che viene
espresso può essere reso disponibile in qualsiasi luogo, avvicina la realtà a quella
intuizione e alle conseguenze in essa immaginate, esaltanti e inquietanti insieme.
“Quando si proclamò che la Biblioteca comprendeva tutti i libri, la prima impressione
fu di stravagante felicità. Tutti gli uomini si sentirono padroni di un tesoro intatto. Non
v’era problema personale o mondiale la cui eloquente soluzione non esistesse .....”.
Ora, come non vedere che l’aura mitica che circonda Internet altro non è che il segno
della “stravagante felicità” conseguente all’idea che grazie alla “rete delle reti” si possa
accedere senza sforzo a tutte le informazioni di cui si ha quotidianamente bisogno per
far fronte alle incertezze e alle sfide del vivere?
Chi abbia provato anche solo per una volta a “navigare” - come si dice in gergo - in
Internet, difficilmente avrà potuto sottrarsi a questa sensazione di onnipotenza
informativa, alla “stravagante felicità” - sconfinante nella vertigine - di avere a portata
di mano miliardi di pagine di informazioni sparse sull’intera faccia del pianeta. Con un
semplice tocco del mouse è infatti possibile visitare “virtualmente” una mostra allestita
al Louvre di Parigi (con la possibilità di ottenere buone stampe a colori dei quadri
preferiti), leggere la scheda informativa su uno dei pittori incontrati alla mostra
consultando l’Enciclopedia Britannica in rete, confrontare i quadri esposti al Louvre con
quelli presenti al Museum of Modern Art di New York, prenotare i biglietti aerei e
l’albergo per una visita “reale” al Louvre e - se ce ne fosse bisogno - stampare la mappa
di Parigi e le indicazioni per raggiungere il museo dall’albergo che si è prenotato. E se il
pittore è famoso o la mostra ha suscitato particolare interesse, non è impossibile trovare
gruppi di discussione che possono coinvolgere in dibattiti vivaci e (spesso) di alto
livello studiosi e appassionati di ogni parte del mondo.
Nel settecento gli illuministi francesi avevano già cercato di raccogliere, ordinare e
mettere a disposizione tutto lo scibile umano. Nacque così l’idea di enciclopedia: un
libro dei libri che raccoglie in dotte sintesi tutte le conoscenze umane. Oggi Internet
permette (o promette) di andare oltre l’enciclopedia: non il libro dei libri ma, appunto, la
biblioteca delle biblioteche. Non è più necessario raccogliere, ordinare e sintetizzare ciò
che è stato espresso dalla cultura umana, perché ciò che è stato espresso può essere
messo direttamente a disposizione di tutti senza più limiti e barriere informative. Ma è
qui che incominciano i problemi, che le inquietanti “visioni” di Borges si fanno concrete
ed alimentano il senso di disorientamento di chi si accosti per la prima volta alla realtà
del world wide web.
In una società che diffida sempre più delle ideologie, delle sintesi interpretative che
forniscono un “punto di vista” unitario e ordinato della realtà, l’idea di poter accedere
senza intermediazione alcuna alle fonti originali, alla ricchezza integra - anche se
disordinata e contraddittoria - della cultura, contribuisce fortemente ad alimentare il
mito democratico e postmoderno della “rete delle reti”. Eppure subito un quesito
inquietante si impone: come fare ad orientarsi nel mare sconfinato delle informazioni di
Internet? come trovare le informazioni che si cercano?
“Come tutti gli uomini della Biblioteca, in gioventù io ho viaggiato; ho peregrinato in
cerca di un libro, forse del catalogo dei cataloghi....”. In gioventù - come tutti gli
uomini della Biblioteca di Borges - si può forse “navigare” nel mare sconfinato di
Internet mossi solo dalla curiosità, dall’affascinante avventura di conoscere tutto quello
che il caso porta ad incontrare. Ma prima o poi diventa necessario trovare una risposta a
un qualche perché; non andare là dove porta il vento della avventura e della curiosità (i
surfisti di Internet), ma raggiungere un porto sicuro: un sito che contenga informazioni
immediatamente utili a risolvere un problema. E allora l’esigenza di “un catalogo dei
cataloghi” diventa irrinunciabile. Altrimenti - e sintomi di disagio in tal senso è facile
percepirli in chi si accosta ad Internet mosso esclusivamente da esigenze immediate -
“alla speranza smodata, com’è naturale, [succede] una eccessiva depressione. La
certezza che un qualche scaffale d’un qualche esagono [celi] libri preziosi e che questi
libri preziosi [siano] inaccessibili, [pare] quasi intollerabile.”
I tecnologi di Internet si sono dati da fare e continuano a lavorare per dare una risposta
concreta a questo problema. La messa a punto di soluzioni tecnologiche per il
reperimento e la selezione delle informazioni disponibili sulla rete costituisce infatti la
frontiera della ricerca in corso. La risposta - almeno allo stato attuale - sono i cosiddetti
“motori di ricerca”. Si tratta di siti particolari (con nomi curiosi, vagamente mitologici:
Lycos, AltaVista, Yahoo! ....), dotati di potenti computer e software specializzati che,
nelle ore di minor traffico sulla rete, visitano tutti i siti e indicizzano tutte le parole
incontrate nelle loro pagine. Basta così collegarsi ad uno di questi siti, digitare la parola
o le parole chiave che possono identificare la classe di informazioni ricercate e in pochi
secondi ottenere gli indirizzi delle pagine che le contengono.
Si tratta di un ausilio certamente prezioso, che ha impedito sinora che “una eccessiva
depressione” si impadronisse degli utilizzatori di Internet e decretasse la fine prematura
del world wide web. Ma comincia ad essere evidente che i motori di ricerca da soli non
bastano. Già oggi una ricerca con uno di questi motori può restituire migliaia di
indirizzi, con il problema di dover poi selezionare tra questi, discriminare tra
l’informazione utile e quella di scarso o nullo valore. Il problema principale è come
eliminare tutte quelle pagine che contengono sì la parola o le parole ricercate, ma il cui
contesto semantico ne escluda l’utilità per la ricerca intrapresa. I motori di ricerca sono
(allo stato dell’arte) come dei giganti dotati di forza sovrumana ma di piccolo cervello.
Non sanno interpretare le pagine che indicizzano; ed in più devono essere attivati ad hoc
per fare una ricerca. Mentre ciascuno spererebbe di poter essere avvertito
tempestivamente di un fatto nuovo (la pubblicazione di un libro, l’allestimento di una
nuova mostra, la messa a punto di una tecnologia innovativa, il cambiamento politico
avvenuto in un qualche paese del mondo) che abbia lasciato un segno, una traccia
informativa sulla rete e che rientri nella sfera dei suoi interessi correnti.
Di qui i tentativi in corso di costruire con opportuni software degli “agenti intelligenti”
che - adeguatamente istruiti dal loro utilizzatore - ne sappiano interpretare fedelmente le
esigenze e percorrano la rete riportando le informazioni che possano essergli utili. La
“superstizione” degli uomini della Biblioteca immaginata da Borges era che: “in un
certo scaffale .... deve esistere un libro che sia la chiave e il compendio perfetto di tutti
gli altri: un bibliotecario l’ha letto, ed è simile ad un dio”. La “superstizione” di noi
uomini dell’era informatica è invece che si possa affidare ad un agente artificiale la
ricerca incessante sulla “rete delle reti”, così da poter conoscere tempestivamente tutte
(e solo) le informazioni che ci possono interessare.
Ma se diversa è la superstizione,uguale è la motivazione che ne è alla base:
raggiungere quell’ideale di perfetta informazione e di razionalità “olimpica” che ci rende
“simili ad un dio” e che accompagna il mito della scienza moderna.
La “superstizione” del nostro tempo: non è che io non creda alla possibilità di agenti
intelligenti siffatti. Credo anzi che il prossimo futuro sarà sempre più scandito dalle
innovazioni in questo campo, che sposteranno in modo significativo l’attuale frontiera
della conoscenza. Ciò che affascina di Internet è appunto questa sensazione di essere ad
un turning point della continua sfida dell’umanità per la conoscenza. Eppure - come ha
intuito lucidamente Borges nella sua Finzione - quanto più la Biblioteca diverrà totale,
tanto più si porrà il problema del senso e della coerenza delle informazioni ivi
contenute: la biblioteca delle biblioteche è appunto una Biblioteca di Babele.
“Affermano gli empi che il nonsenso è normale nella Biblioteca, e che il ragionevole
(come anche l’umile e semplice coerenza) è una quasi miracolosa eccezione.”
Quanto più cadranno le barriere fisiche che hanno impedito all’uomo di accedere a tutte
le informazioni disponibili, tanto più il problema di come trattare e interpretare tali
informazioni si riproporrà - seppure ad un livello nuovo e diverso. Potremo
sguinzagliare decine di fedeli servitori artificiali, ma la responsabilità di istruirli e,
soprattutto, di dare un senso alle informazioni che ci riporteranno resterà tutta e soltanto
nostra. Nessuna trasparenza olimpica ci sottrarrà al difficile compito di interpretare e
valutare le informazioni e prendere le conseguenti decisioni.
E’ solo questa consapevolezza - che può anche essere considerata “empietà” dai
credenti della nuova religione informatica - a fornire lo sfondo critico per uno sviluppo
progressivo delle nuove tecnologie dell’informazione globale. La scienza umana ha
progredito quando ha saputo affiancare alla piena e orgogliosa coscienza delle proprie
possibilità anche il senso del proprio limite. E’ questa consapevolezza che deve dunque
accompagnarci nell’esplorazione delle grandi opportunità offerte dalle nuove tecnologie
dell’informazione e della comunicazione, evitando sia il pregiudizio reazionario di chi
vede in esse una delle cause principali del disordine e dello smarrimento di senso
contemporaneo sia l’esaltazione acritica delle loro “magnifiche sorti e progressive”.
Sarà pertanto con questo spirito (positivamente predisposto ma critico) che nei prossimi
numeri analizzeremo le potenzialità delle nuove tecnologie per una società globale.

CARMINE PETRONE

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