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domenica 31 maggio 2009

ALCUNE SPIEGAZIONI SU FOUCAULT E BARTHES.

INTRODUZIONE SU FOUCAULT.
Ma che c'è dunque di tanto pericoloso nel fatto che la gente parla e che i suoi discorsi proliferano indefinitamente?Dove è dunque il pericolo?Quale civiltà,in apparenza, ha avuto piu' rispetto per il discorso?
Queste sono solo alcune delle sue innumerevoli domande.Infatti egli continua dicendo che dietro quest'apparente logofilia,si cela una sorta di timore.
E'come se degli interdetti,degli sbarramenti,dei limiti,fossero stati disposti in modo da padroneggiare, almeno in parte,la grande proliferazione del discorso,da organizzare il suo disordine secondo figure che evitano quel che vi è di piu' incontrollabile.

LE PROCEDURE UTILIZZATE PER ORGANIZZARE
LA PROLIFERAZIONE DEI DISCORSI.
1) La piu' evidente è quella dell 'interdetto. Mi capita di pensar a questo libro quando una mia qualche idea, pur valida, viene respinta da un'autorità qualsiasi,quando le proposte ragionevoli di qualcuno vengono ignorate dalle gerarchie .Quando i propri pareri vengono avversati perchè non "istituzionali". Per farla breve,si sa che non si può parlare di tutto in qualsiasi circostanza.
2)Un' altra procedura,non piu' interdetta bensì caratterizzata dalla partizione è quella che riguarda l'opposizione tra ragione e follia.(Amleto assume volontariamente in sè quella pazzia per vivere la contrapposizione follia\saggezza dove i veri sani sono i pazzi e i pazzi sono i veri sani).Il folle era considerato poco attendibile.Il suo discorso non aveva verità, importanza.Capitava però che le sue parole venissero considerate portatrici di una verità nascosta,ad esempio quella di vedere del tutto ingenuamente quel che la saggezza degli altri non può scorgere.(vedi Nietzsche).
3)Ad un terzo livello si situa la partizione tra vero e falso.Si ci pone la questione di sapere qual'è la volontà di verità. Il discorso vero,nell antichità,al quale bisognava sottomettersi,era quello pronunciato da chi di diritto;era il discorso che diceva la giustizia.Invece un secolo piu' tardi la piu' alta verità non risiedeva piu' in quel che il discorso era, bensì in quel che diceva.
La volontà di verità però non va confusa con quella di sapere che impone una certa funzione,un certo sguardo.La volontà di verità tende ad esercitare sugli altri discorsi una sorta di pressione.Ciò che conta è come la società distribuisce,valorizza e attribuisce il sapere e la verità.

INTRODUZIONE SU BARTHES.
CATALOGO DEI PIACERI DEL TESTO.
Seguendo Roland Barthes, raffinato esegeta della sensualità narrativa, si può tentare la ricostruzione di una tipologia dei piaceri della lettura. Innanzitutto c’è il feticista che, secondo Barthes, si accorderebbe col testo ritagliato, con lo spezzettamento delle citazioni, delle formule, col piacere della parola. L'ossessivo avrebbe la voluttà della lettera, dei linguaggi sfasati, dei metalinguaggi (questa classe riunirebbe tutti i logofili, linguisti, semiologi, filologi: tutti coloro per i quali il linguaggio ritorna). Il paranoico consumerebbe o produrebbe dei testi tortuosi, delle storie sviluppate come ragionamenti.Quanto all'isterico (così contrario all'ossessivo), sarebbe colui che prende il testo per oro colato, che entra nella commedia senza contenuto, senza verità del linguaggio e si getta attraverso il testo (cosa ben diversa dal proiettarvisi). In questo provvisorio catalogo dei piaceri del testo, ce n'è infine uno che potrebbe ben figurare nell'ambito delle perversioni, dei tic incurabili. Un piacere che investe la personalità di coloro,e non sono pochi, che si avvicinano ad un testo con un atteggiamento cannibalesco, quasi ne volessero divorare i tessuti interni e trovare in esso una fonte di alimentazione alla propria insaziabile fame di letterarietà. Questi personaggi scambiano la scrittura per una ricetta di cucina e la masticano talmente in fretta da non digerirla bene e s'ingrassano di vocaboli difficili, si riempiono la bocca di futilità insipide, stracotte, di volgari imitazioni o rifacimenti. Sono pronti ad abbuffarsi avidamente sulle ultime novità ancora calde d'inchiostro, appena appena uscite dal forno delle stampe e mangiarsi con gli occhi ogni tipo di genere letterario.

IL PIACERE.
Il piacere, insomma, esiste sono nell’istante, e non vi è
nulla di più individuale, di più incerto,
di più incomunicabile”
(P. Valéry, La caccia magica).

Il piacere ha una natura asociale e non è un elemento del testo, non è un residuo ingenuo; è una deriva, qualcosa che è insieme rivoluzionario e asociale e non può essere adottato da nessuna collettività. E’ evidente che il piacere del testo è scandaloso: non perché è immorale ma perché è atopico.E' lui che stimola l'intelligenza, insegnando il volere e addirittura a non volere eccessivamente.
In questa educazione al piacere l’autore è il lettore! E il godimento oscilla tra pensiero e sensualità.

Un uomo che abolisca in sè le barriere,che mescoli tutti i linguaggi sarebbe considerato uno straniero.Eppure esiste quest uomo ed è il lettore nel momento in cui prende il suo piacere.Il piacere del testo è quando il mio corpo va dietro alle proprie idee.La differenza fra piacere e godimento è: che mentre il primo è appagamento,soddisfazione ed è dicibile ,il secondo è perdita,mancamento e non è dicibile. Il godimento è infrazione della norma.
E con quest' ultima frase concludo.
Spero di aver suscitato in voi un minimo di interesse.

venerdì 29 maggio 2009

Suffragette e Folli.

Un tema che mi ha molto interessato circa il libro di Foucault,è il tema che lui definisce col nome di Interdizione. Foucault  da alcuni esempi spiegandoci tramite il libro “L’ ordine del discorso” di interdizione:

“Si sa bene che non si ha il diritto di dir tutto,che non si può parlare di tutto in qualsiasi circostanza …”.

Questa citazione viene dal libro di Foucault sopra citato e con queste poche parole ci spiega cosa intende Lui per interdetto: nel contesto pubblico sociale dove noi viviamo non è possibile dire sempre tutto(l’eccessiva libertà di parola può nuocere alla libertà stessa);quindi esistono alcune “regole”,che potremmo dire che non esistono,che ci dicono quando una persona può parlare e quando  non può parlare. La figura che vorrei prendere in  esame io è quella della donna che per molti anni e purtroppo in alcuni posti è ancora così, viene considerata inferiore e comunque non degna di poter entrare in una conversazione. La donna è stata per molto tempo,in maniera ingiustificata,ritenuta meno capace dell’uomo da tutti i punti di vista;la motivazione di ciò non è completamente chiara perché alla donna vengono affibbiate colpe che molte volte vanno a finire molto indietro nel tempo,come per esempio il peccato originale. Ora non sarà questa la motivazione che ha portato la donna allo stato di oggetto,però sicuramente questo e l’ignoranza di cui l’uomo si è fatto portatore avranno contribuito in ottima parte a rendere la donna “incapace” o per meglio dire impossibilitata ad esprimersi.  Infatti una delle prime figure a farsi avanti nella lotta per la parità dei diritti fu’ Olympe de Gouges,che con la dichiarazione dei diritti della donna cittadina,pose di fronte agli occhi di tutti i suoi contemporanei il ruolo marginale e degradato della donna. La risposta a questo fu’GHIGLIOTTINA. Una azione che sensibilizzò di più l’opinione pubblica fu’ diversi anni dopo ad opera delle  Pankhurst che grazie alle loro marce e alle loro azioni pubbliche,come l’unione sociale politica Women’s social and political union,portò lentamente,ma con passo deciso,il ruolo della donna alla ribalta. Infatti nel 1894 riuscirono ad ottenere il voto per le donne sposate. Altro avvenimento importante fu’ la fondazione nel 1917 del partito delle donne,il quale programma era l’ottenere la parità dei diritti delle donne. Questo movimento noto come Suffragette fu’ la base su cui poi si basarono i movimenti delle donne nel periodo del ’68. Infatti una delle prime critiche si manifesterà nel 1963 ad opera di Betty Friedan  e del suo libro “Mistica della femminilità”,nel quale critica il ruolo coatto di “sposa” e “madre”,della donna. La donna dopo tutte queste lotte è riuscita ad avere il suo giusto spazio nella società infatti dagli anni ’70 in poi in Italia e in Europa vennero istituiti consultori familiari,venne modificata la legge sul diritto di famiglia,venne introdotto il divorzio e per ultima,anche se doveva essere la più importante,venne istituita la legge sulle pari opportunità. Cioè la donna,almeno su carta,era diventata uguale all’uomo e la sua parola e il suo pensiero erano diventati importanti e presi in esame tanto quelli degli uomini.

Altra figura importante sempre riguardo all’ aspetto dell’interdetto è la figura presa in esame da Foucault del folle. Egli ci dice che la parola del folle è stata per molto tempo o non presa in considerazione oppure veniva presa come ad un livello più alto:come se dentro la parola del folle ci fosse più ragionevolezza che nella parola dell’uomo normale. Ma Foucault ci dice che solo dopo il XVIII secolo la parola del folle venne presa con più importanza come se all’interno delle parole ci fossero delle rovine di una città e noi vi cercassimo all’interno un significato altro. La figura che vorrei prendere in esame io riguardante la follia è quella di Zarathustra. Infatti egli non fece altro che vagare per  il mondo diffondendo il suo pensiero,ma Egli non veniva mai inteso o ascoltato più di tanto in quanto veniva ritenuto un folle,quindi privo di logica. A tal proposito vorrei riportare alla mente di tutti l’episodio in cui Zarathustra arriva in città e inizia a parlare circa il super-uomo,ma contemporaneamente stava iniziando lì vicino uno spettacolo di funamboli:le persone erano molto più attratte dal funambolo piuttosto da quello che diceva Zarathustra. Questo episodio ci spiega in maniera facile,anzi quasi banale,il concetto Foucaultiano di interdetto e interdizione

giovedì 28 maggio 2009

Parola e potere

Introduzione

Nel gioco del backgammon vi sono due giocatori, due lati di gioco e due colori, il bianco e il nero, la luce e l'oscurità, ciascun giocatore, secondo il lancio di due dadi, deve cercare per primo di rimuovere tutte le proprie pedine dalla tavola, cercando nel contempo di bloccare l'avversario e di evitare le sue azioni di disturbo.
Parola e potere si scontrano da molto tempo ormai, inizialmente si tengono a debita distanza, l'una opposta all'altro, ma inevitabilmente devono giocare la loro partita sulla stessa tavola, così che risultano essere le facce della stessa medaglia, ma cercano comunque di prevalere sull'altro tentando di bloccare o disturbare l'avversario. La loro è una partita infinita che va avanti da molto tempo ormai, da prima addirittura, dell'invenzione dello stesso gioco ed è tanto, troppo, se consideriamo che il backgammon è il gioco più vecchio al mondo, ma forse non può esistere l'uno senza l'altro, se non avessimo il bianco e il nero non esisterebbe nessun backgammon.

Il potere della parola

Il legame tra parola e potere è evidente così che siamo portati a constatare “il potere della parola”. Pensiamo ad esempio agli enunciati performativi, ovvero quegli enunciati con cui si compie un'azione, come ad esempio: “Battezzo questa nave Elizabeth”, “Mi scuso”, “Io prometto”. Questi enunciati performativi non sono né veri né falsi, ma rendono chiaro ciò che facciamo.
Quando si dice: “Io giuro” oppure “Io prometto” l'Ego è vincolato, non per il verbo, ma a causa del suo indicatore “Io” che lo rende un impegno. In questo, come in tantissimi altri casi, il parlante è un “ego” che dice “ego”, in questo troviamo il fondamento della soggettività che si determina attraverso lo status linguistico della persona.
Dunque il potere della parola è questo, la parola ci determina, definisce l'intera umanità perché è nel linguaggio e mediante il linguaggio che l'uomo si costituisce come soggetto.

Diceva Benveniste: “Se non vi fosse il linguaggio non si potrebbe parlare di uomini.”

Parola del potere

Ma riprendiamo adesso l'analogia col backgammon, ne “L'ordine del discorso” Faucault dice che il discorso non è solo manifestazione o negazione di un desiderio, ma elemento di lotta nel gioco di forze contrapposte, ovvero nelle dinamiche del potere.
Il discorso, infatti per l’Autore, ha una sua materiale realtà e possiede poteri e pericoli che non si possono cogliere istintivamente. Foucault analizza i meccanismi e le procedure di controllo, selezione, organizzazione e distribuzione della produzione del discorso che depotenziano la materialità del discorso.
Tabù, rituali, diritto di parlare o meno di qualcosa, esclusività di esporre un argomento, sono tipi di interdetto, ovvero la prima procedura di esclusione del discorso. Non si ha il diritto di parlare di tutto, di parlare di tutto in qualsiasi circostanza, chiunque non può parlare di qualunque cosa come ad esempio le regioni della sessualità e della politica. La parola è ciò per cui, attraverso cui, si lotta in questo gioco, lo scopo della partita, il potere di cui si cerca di impadronirsi.
Seconda procedura d’esclusione, socialmente condivisa, è la partizione e/o rigetto della follia. Per secoli in Europa la parola del folle o non era intesa, oppure, se lo era, veniva ascoltata come una parola di verità’ in quanto considerata la manifestazione della sua follia, il luogo in cui si compiva la partizione tra la sensatezza e l’insensatezza. Anche oggi, per Foucault, esistono meccanismi di partizione, che però sono azionati da nuove istituzioni, con nuovi effetti. Il folle lo si ascolta e decifra tramite una rete di psicologi, psicoanalisti, medici che l'autore definisce "Armatura del sapere".
La terza procedura è quella del vero contro il falso,concetti contingenti alla storia, in continuo movimento, sorretti da istituzioni che usano anche la costrizione per imporre una verità accettabile. Nella volontà di verità degli uomini nel corso della storia sta la partizione del vero e del falso, per esempio nella Grecia del VI secolo, il discorso era vero se era pronunciato dalla autorità legittimata secondo una ritualizzazione canonica, dunque a seconda del potere sociale che possedeva; un secolo dopo il discorso era vero in base a quel che effettivamente diceva. E’ la volontà di sapere che cambia, e che pone l’osservatore da una prospettiva che deve soddisfare dei canoni di veridicità. Ciò che conta, dunque, è come la società valorizza, distribuisce e attribuisce il sapere e la verità. La volontà di verità, istituzionalmente sanzionata, preme sui discorsi, perché parola del potere.


La parola è potere

Non perdiamo di vista però chi sono i “veri” due giocatori, perché a giocare la partita non sono verità e finzione, ma sempre parola e potere, perché se necessario al loro scopo, la parola ha anche il potere di modificare la verità.
Nel corso della guerra al terrorismo, la tortura è stata pubblicamente ammessa e difesa nell'ambito della più grande democrazia occidentale, gli Stati Uniti. E non solo da qualche opinionista, ma dal vicepresidente Dick Cheney in persona, il che ha prodotto non la semplice fine dell'ipocrisia in merito alla tortura, ma un cambiamento della verità stessa della tortura.
Zizek diceva: “L'atto di enunciare pubblicamente qualcosa non è mai neutro, trasforma il contenuto stesso dell'enunciazione.”
Il fatto di dire ciò che tutti sapevano, di dire come stanno le cose a proposito della tortura, ha prodotto una trasformazione della cosa stessa. L'enunciazione ha trasformato l'enunciato, l'atto di dire la verità sulla tortura ha trasformato la verità della tortura, cosi che la tortura non è stata solo ammessa come possibilità in certe circostanze, ma elevata a principio universale. In certi contesti, dopo l'enunciazione di Dick Cheaney, non è solo possibile, ma è eticamente doveroso torturare.
Ed ecco che Ralph Emerson era nel giusto quando diceva: “La parola è potere: parla per persuadere, per convertire, o per costringere.”

venerdì 15 maggio 2009

Mashup: spazio di editing condiviso t...

Mashup: spazio di editing condiviso tra editor webing e tesisti che si aggiorna automaticamente ad ogni modifica e si pubblica sul web; poi viene inserito in un post automaticamente nel blog indicato

mercoledì 6 maggio 2009

algoritmo


è un metodo per la soluzione di un problema attraverso una serie di istruzioni

http://quireandcloth.blogspot.com/2009/03/textarc-tool-that-wasnt.html

http://humanitiesandculture.blogspot.com/2009/03/textarc-and-well-stuff.html

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