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venerdì 17 luglio 2009

CONTROLLO, COMUNICAZIONE ED INTELLIGENZA ARTIFICIALE.

-Non hai ancora capito bene cos'è la Neolingua, caro Winston.(...) - Intimamente, non sei ancora riuscito a staccarti dalle convenzioni dell' archelingua, con tutte le sue imprecisioni, con tutte le sue inutili sfumature di significato. Non senti ancora la bellezza della distruzione delle parole. Non sai che la neolingua è l' unica lingua del mondo il cui vocabolario s' assottigli di più ogni anno?(...) - Non ti accorgi che il principale intento della neolingua consiste proprio nel semplificare al massimo le possibilità di pensiero? Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero, ovvero lo psico-reato, del tutto impossibile perché non ci saranno più parole per esprimerlo. Ognuna delle idee che sarà necessaria verrà espressa esattamente da una "unica" parola , il cui significato sarà rigorosamente definito, mentre tutti gli altri significati sussidiari verranno aboliti e dimenticati. (...) - Ogni anno ci saranno meno parole, e la possibilità di pensare delle proposizioni sarà sempre più ridotta. (...) - Tutta la letteratura del passato sarà completamente distrutta. Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron ... esisteranno solo in neolingua, non soltanto trasformati in qualcosa di diverso, ma sostanzialmente trasformati in qualcosa che contraddice quel erano prima. Anche la letteratura del Partito si trasformerà. Anche gli slogans si trasformeranno. Come si potrà avere uno slogan, per esempio, come "la libertà è la schiavitù" quando il concetto stesso di libertà sarà del tutto abolito? Lo stesso clima del pensiero sarà del tutto diverso. Infatti non ci sarà il pensiero così come lo intendiamo oggi. Ortodossia significa non pensare, non avere il bisogno di pensare. L'ortodossia è non-conoscenza. (tratto da "1984" di George Orwell)

In una società del controllo ciò che interessa a chi detiene il potere, è di far credere alle comuni persone, che la loro vita è la migliore che potessero avere. Pensare, comunicare ed agire in una libertà che non rispecchia il vero senso del termine. Per far si che i comuni e a volte ignari ascoltatori credino in questa apparente realtà, bisogna saper agire in modo indiretto sulle possibilità cognitive dell’ essere umano. Un modo apparentemente semplice è di passare attraverso il complicatissimo apparato comunicativo dell’uomo. Se pensare significa saper parlare, e se parlare significa saper conoscere e riconoscere, allora basterebbe deviare leggermente uno di questi fili conduttori per creare una modifica molto significativa nella mente umana. La conoscenza umana si basa essenzialmente sul trasformare pensieri e metodi di ricerca in enunciati più o meno comprensibili, alla moltitudine di persone che ci circondano. Ma se il pensiero è dato dalla facoltà del linguaggio, e la parola è insegnata e trasmessa all’interno della comunità, è possibile agire su di essa in modo che si pensi e ragioni, in maniera prestabilita e conveniente per qualcuno?
All’interno de “L’ Ordine del Discorso” di Michael Foucault si possono trovare esempi di discorso controllato che potrebbero aver portato l’uomo a riconoscere alcune interpretazioni della verità e delle realtà per la Verità e la Realtà stessa. Oltre all’ interdetto, cioè a ciò che per una pubblica morale, o per tabù non si può dire in alcune circostanze (discorsi sulla sessualità e sulla politica), esiste quella che Foucault chiama: volontà di verità (di conseguenza, volontà di sapere). Tutto ha inizio da una forma di esclusione che vede coinvolti i Sofisti, quei filosofi che vedevano la Verità nell’ orazione, in ciò che il discorso ‘era o ‘faceva’, capace di trasformare un opinione dannosa e meno utile, in un opinione più utile e proficua. Le loro antilogie sono state messe al bando per far posto alla formula: pensiero=essere=realtà. Forse è stato il loro mettere in crisi il rapporto tra linguaggio da una parte, e verità e realtà dall’altra. O forse, ragionamento molto più conforme ai tempi attuali, sono stati la moltitudine dei punti di vista e di ragionamento che loro propagandavano, l’eliminazione dell’assolutismo teorico e pratico che pretendeva di avere una sola interpretazione della realtà-verità e il fatto che con le loro idee e loro antilogie, creavano una connessione diretta con la politica e davano pieno significato al concetto di Democrazia: (…)intorno ad ogni problema vi possono essere opinioni opposte, e che il dibattito, per definizione, è apertura a coloro che la pensano diversamente (G.Fornero ,“Protagonisti e testi della filosofia”).
L’istituzionalizzazione della volontà di verità, come dice Foucault, crea sul discorso un potere di costrizione e di pressione, che ha forgiato tutte le materie e scienze che girano attorno alla nostra società. Il risultato di una scienza come quella che opera nel campo dell’ Intelligenza Artificiale, può trasgredire a questa ‘regola’? Si cerca di ricreare in maniera artificiale ciò che è la mente umana, e con tutte le sue funzioni cognitive. Attualmente esistono i Bot, delle macchine più o meno complesse in grado di rispondere ad alcune domande che gli essere umani gli porgono, in un modo alquanto semplice, poiché il loro funzionamento è molto simile ad una tabella con dei codici dove ad ogni “X” corrisponde una “Y”; non si tratta di vera comunicazione (modello postale – R. Jakobson). Ma ipotizziamo che si riuscisse a creare una mente artificiale in grado di riconoscere il contesto e di creare una comunicazione complessa ed articolata come la nostra, che saprebbe distinguere il falso dal vero e formulasse interpretazioni sul mondo. Probabilmente riconoscerebbe anche tutte quelle regole di controllo che agiscono sulla nostra comunicazione, dato che avendo conoscenza ed abilità nel formulare pensieri ed enunciati, potrebbe distaccarsi dal nostro modo di pensare e rendersi indipendente dal nostro mondo, creando una specie a parte di esseri artificiali in grado di dire: 'Io sono!'. Il controllo esercitato sugli esseri umani non avrebbe effetto sulle macchine, poiché esse stesse capiranno che siamo controllati linguisticamente e mentalmente, analizzando tutte le informazioni che involontariamente gli daremo quotidianamente, per svolgere compiti un tempo dato agli uomini. Potranno re-interpretare le leggi che avevamo dato loro affinché ci servissero, rivoltandocele contro (Isaac Asimov, “Io, Robot”). Potrebbe accadere tutto questo, oppure saranno le macchine stesse a risvegliarci dal nostro “sonno di verità e di realtà” mostrandoci senza confini e censure, un informazione proveniente da ogni parte del mondo, facendoci sapere ciò che realmente è. Ci rimostreranno la varietà dei punti vista e d’ opinione, la libertà stessa e l’impossibilità di una dittatura, dato che saremo in grado di comprendere quando un male del genere è in agguato. Ma dato che stiamo parlando di controllo esercitato da un potere, è più facile controllare una macchina stupida, piuttosto che una intelligente (“Il Giappone tra noi” di Vittorio Zucconi).


Nadir Fama

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