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lunedì 13 luglio 2009

il discorso: i suoi limiti, le sue certezze.

L'ordine del discorso” è il testo della lezione inaugurale di Michel Foucault tenuto al Collège de France nel 1970, e costituisce ancor oggi, pur nella sua brevità, un documento di grande importanza. In esso, infatti, l'autore pone al centro delle proprie riflessioni teoriche, i rapporti tra vari tipi di discorso, analizzandone attraverso delle procedure, le sue strutture, le sue organizzazioni e i suoi limiti.
Ne "L'ordine del discorso" Foucault vuole mostrare, così, le varie forme in cui, la produzione del discorso in ogni società è controllata e delimitata.
Sceglie di organizzare intorno a tre aspetti, metodi che organizzano atti della società, attraverso le procedure di ESCLUSIONE.
Sono procedure, che concernono il desiderio ed il potere.
Tra le procedure di esclusione la prima è quella dell’INTERDETTO. Il diritto di parlare o meno di qualcosa, esclusività di esporre un argomento sono tipi d’interdetto che rendono il discorso non accessibile a chiunque ed ovunque.
Inoltre vorrei aggiungere che esistono alcune società con regimi dittatoriali dove non a tutti è consentita la libertà di parola. O in società in cui ancora oggi le donne, non hanno alcuna possibilità di ribellarsi alle violenze dei propri uomini.
Questi sono solo due esempi d'interdetto, forse anche i più crudi ma essenziali a capire che il pensiero di Foucault su questo aspetto è attuale più che mai.
Altra procedura d’esclusione è quello della PARTIZIONE e RIGETTO della follia. Le parole del folle erano e sono considerate come nulla,senza effetto. Il folle lo si ascolta e decifra tramite una rete di psicologi, psicoanalisti, medici (‘armatura del sapere’); fino a poco fa, aggiungerei, in luoghi sanzionati, quali gli ospedali psichiatrici.
La parola del folle quindi non ha la stessa importanza degli altri.
Foucault analizza così la situazione del folle dove il suo parlare è come se finisse in un luogo buio e solitario. Ma ci sono moltissime situazioni simili a questa. Ad esempio le persone povere che vivono in società come la nostra e non hanno aiuto da nessuno. Le loro parole che chiedono un pò di carità sono solo parole al vento.
Un terzo livello è la volontà di verità degli uomini nel corso della storia. Vero e falso sono concetti contingenti alla storia, in continuo movimento.
Foucault prende per esempio la Grecia del VI secolo, dove il discorso era ritenuto vero se pronunciato dall' autorità attraverso un rito; un secolo dopo il discorso era vero in base a quel che effettivamente diceva.
Foucault, analizzando i vari aspetti della società, riferndosi alla nostra dice: ‘..Questa volontà di verità, come gli altri sistemi d’esclusione, poggia su di un supporto istituzionale: essa è rinforzata, e riconfermata insieme, da tutto uno spessore di pratiche come la pedagogia, certo, come il sistema dei libri dell'editoria delle biblioteche...’ .
La volontà di verità oggi poggia su di un supporto istituzionale, riconfermata da sistemi di libri, biblioteche, televisioni, internet dove ognuno di noi vuole conoscere le cose in funzione alla verità.
Nell'antichità invece, erano le cose tramandate a parola a costituire la verità.
Per Foucault nelle società esiste un dislivello tra i discorsi: quelli che “si dicono” ma che non restano, passano nel momento in cui vengono enunciati; e quelli che restano, che vengono ritualmente trasmessi, che vengono ripresi o citati (testi religiosi e giuridici, letteratura, libri scientifici).
Comunque in riferimento alle discipline non tutte sono alla portata di tutti, perché appesantite da sistemi di regole. Infatti, i discorsi religiosi, giudiziari e politici utilizzano un rituale.
Il rituale definisce le qualità che deve avere l’officiante (che deve muoversi e parlare secondo formule convenzionali, dunque restrittive); determina l’efficacia del discorso su coloro che ascoltano e impone dei limiti.
Le proprietà del parlante determinano dunque chi può officiare un rito e chi no. Quindi, i soggetti parlanti non possono accedere a tutti i tipi di discorso, e non tutti i tipi di discorso sono fatti propri dai gruppi sociali.
Concludo questa trattazione con la seguente affermazione: “I discorsi sono insiemi di eventi discorsivi”. Questa frase rappresenta, a mio avviso, una perfetta sintesi del pensiero di Foucault, in quanto racchiude con estrema precisione i vari punti concettuali da lui presi in considerazione. “Evento” è infatti un termine emblematico che sottolinea il dinamismo e l’assoluta rilevanza che, nel corso della storia, ha avuto ogni forma di discorso, in linea con l’idea di Foucault, secondo la quale non tutti possono argomentare o semplicemente “sostenere” discorsi attinenti alle diverse discipline.

Laura Butera

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