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giovedì 11 giugno 2009

Società odierna e comunicazione: FOUCAULT IMPIGLIATO NELLA RAGNATELA DEL WEB

Meccanismi di potere, controllo, selezione, organizzazione e distribuzione della produzione di discorso si verificano in ogni realtà individuale e comunitaria, persino in un’utopica società guidata da anarchici e ribelli; attraverso procedure di esclusione: tabù rituali, diritto di parlare o meno di qualcosa, esclusività di esporre un argomento. Sono questi i tipi d’interdetto che rendono il discorso non accessibile a chiunque ed ovunque; questo perché il discorso non è solo manifestazione di un desiderio ma esso rappresenta un potere che non tutti, dice Foucault, possono esercitare. L’autore de “L’ordine del discorso” cita, per esempio, la Grecia del VI secolo dove il discorso si riteneva fosse vero, e quindi soddisfaceva la volontà di verità degli uomini, se veniva pronunciato dall’autorità legittimata in una determinata ritualizzazione canonica. Per quanto riguarda, invece, il non poter pronunciare i discorsi, protagonisti nella riflessione di Foucault sono i folli; le loro parole costituivano solo una manifestazione di insensatezza del loro pensiero e della loro stessa esistenza oppure venivano considerate come rivelatrici di verità celate, di ingenui futuri.

E’ la società, dunque, che sorveglia i discorsi, che come in una partita a scacchi detta le regole del gioco discorsivo, a volte evidenti a volte meno, aiutata, costantemente, dalla volontà, dal bisogno interno agli uomini di comunicare.
Foucault dice che “lo scambio e la comunicazione sono figure positive che operano all’interno di sistemi complessi di restrizione”, da cui non sono indipendenti. Le potenzialità infinite della conoscenza vengono sottoposte a restrizioni anche solo ricorrendo al silenzio, al segreto. Spesso nel corso della storia le verità sono state taciute, difese e conservate in gruppi ristretti che a differenza di quanto si pensa non sfuggivano affatto alle logiche di restrizione dei discorsi, anzi, stimolavano più individui a riconoscere le stesse verità, ad accettare e a seguire le stesse regole. Il potere nascosto, velato, opaco sovrasta persone che non ne sono nemmeno consapevoli attraverso il consenso, attraverso la bramosia dell’uomo di essere non per forza capito ma imitato, adulato. L’esercizio del potere, nella società moderna, è sempre più raggiunto attraverso l’ideologia e più particolarmente attraverso il lavoro ideologico del linguaggio. Non solo, il linguaggio è diventato il mezzo principale per il controllo sociale e del potere, la sfera d’azione del linguaggio è cresciuta drammaticamente: in termini di usi ai quali il linguaggio deve servire, di tipi di linguaggi usati e di complessità delle capacità linguistiche dei cittadini stessi. La vita quotidiana diviene sempre più pervasa da una mediazione testuale, le vite delle persone sono sempre più comandate da rappresentazioni della realtà, da un’autocensura dei propri discorsi.

Rivedendo la tesi di Foucault e confrontandola con l’oggi in cui cerchiamo di vivere pongo un quesito per curiosità e per volontà di indagare: come applicare il testo della lezione inaugurale di Michel Foucault al Collège de France alle possibilità, all’anonimato, alla plasticità, all’onnipresenza, alla velocità della rete? Valgono sempre le categorie di limitazione e rarefazione dell’ordine discorsivo che lui esplicita - proprie della costruzione di un qualsiasi discorso - o la faccenda muta in quanto se non tutti possono produrre ogni tipo di discorso, tutti almeno possono provare ad appropriarsi di diverse tipologie di discorso, comparando (e scambiando) le mutevoli e abbondanti possibilità di comunicazione accessibili dal web?
Riprendiamo, per cercare di approfondire l’argomento, le parole del titolo e quindi la possibilità di far entrare la tesi di Foucault a contatto col Web.
Sicuramente le possibilità di comunicare si sono modificate all’interno del percorso sociale, storico e generazionale dell’uomo. Le verità risiedono forse ancora oggi, più di quanto succedeva in Grecia nel VI secolo, nelle apparenze, in ciò che ognuno vuole mostrare e dire e far capire all’altro; ma c’è da dire che il proliferare dei discorsi è cresciuto negli ultimi anni grazie alla potenza, al carattere sociale, comune che ha assunto la rete. Ognuno ha la possibilità di raccontare e raccontarsi, di produrre discorsi che costituiscono una pura potenzialità di senso; certo, capire che ruolo giocano la realtà e la finzione e soprattutto capire se il potere di imporsi e generare consensi sia sempre presente anche in quest’ambito spetta a chi interpreta questo enorme e confuso mondo interiore, individuale ma fortemente condiviso.

E poi, se non tutti vogliono, o possono, produrre discorsi vive oggi la possibilità di conoscere e di far proprie diverse tipologie di discorso, di capire i meccanismi che sorreggono la ragnatela dei testi che compongono la nostra storia. Ci si appropria, di fatto, delle risorse per produrre nuovi discorsi con la possibilità di emanciparsi, in quanto attingendo dai testi, si acquisisce una conoscenza che potrebbe foggiare nuovi modi di agire e di vivere o se non altro di sperimentare. E’ quello che prova a fare il software TextArc, un tentativo di portare alla luce, all’interno di testi letterari come “Amleto” o “Alice nel paese delle meraviglie”, connessioni tra parole che ci fanno entrare in nuove prospettive interpretative grazie alle quali prestiamo attenzione non al finale della storia ma ai meccanismi di discorso, alle relazioni dette e a quelle celate che ci fanno riscoprire “Il piacere del testo” .

1 commento:

  1. Cara Fabrizia, molto interessante.

    Valuta distintamente la possibilità sul web dei tre tipi di procedure di cui parla Foucault, e prendi in considerazione cone internet ha funzionato intorno alle elezioni presidenziali in Iran.

    Un caro saluto
    DG

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