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mercoledì 10 giugno 2009

Foucault:"La follia comincia dove si turba e si oscura il rapporto dell'uomo con la verità"

La follia è accompagnata dalla ragione,ai nostri occhi appaiono così distanti l’una dall’ altra, ma in realtà ciascuna è la misura dell’altra. E’ lo stesso Foucault,infatti, a sostenere che “follia” e “ragione” sono complementari, niente altro che stati della mente opposti: la ragione esclude da sé la follia, facendone il proprio esatto contrario,inserendola ben presto nella letteratura medica e in particolar modo nei manicomi. Ma ciò non si ebbe subito,vi è infatti un significante cambiamento. Nel Medioevo il folle veniva considerato come un uomo senza importanza , la sua parola ancor meno, questa era infatti priva di valore ma soprattutto priva di verità (aleteia)ed proprio questo concetto che Foucault esprime al meglio nella sua opera “Storia della follia nell’età classica” infatti scrive:“La follia comincia dove si turba e si oscura il rapporto dell’uomo con la verità”.Egli ha cercato di stabilire ciò che in una determinata epoca era possibile conoscere intorno alla malattia mentale e dedica speciale attenzione al modo in cui lo status di folle evolve dalla figura accettata — se non addirittura "riconosciuta" — nell'ordine sociale, alla figura dell'escluso, malato da rinchiudere tra quattro muri.
“La follia del folle si riconosceva attraverso le sue parole”,ed è così che ci viene presentata questa figura: priva di valore. Le parole che fuoriuscivano dalla bocca di un folle non venivano mai accolte né ascoltate,egli era scartato ed escluso dalla società, gli veniva perfino vietato l’ingresso nelle chiese e le persone indemoniate, specialmente le donne, venivano bruciate sul rogo, come fossero streghe. Nei loro confronti ,a detta di Tucidide solo “alogia”,semplicemente:disprezzo.
La follia affascina perché è sapere, essa è sapere in primo luogo, perché tutte le figure assurde sono in realtà gli elementi di un sapere difficile, chiuso ,esoterico. Foucault ritiene che l’ attaccamento a se stesso è il primo segno della follia, ma proprio perché l’uomo è attaccato a se stesso accetta come verità l’errore, come realtà la menzogna,come bellezza la bruttezza. In questa adesione immaginaria a se stesso l’ uomo fa nascere la sua follia come un miraggio .Il simbolo della follia sarà ormai questo specchio che, senza riflettere niente di reale, rifletterebbe solo per colui che vive di presunzione. Ed è proprio la presunzione la nostra malattia naturale e originaria, l’ uomo è la più infelice e fragile fra tutte le creature e nello stesso tempo la più orgogliosa. Ma si presentava anche una situazione un po’ diversa, nella quale la “devianza” mentale oltre che come stregoneria ed eresia, poteva esser considerata come condizione di santità,tanto che nel tardo Medioevo era senso comune che il folle fosse il portatore della verità nascosta,divulgatore dell’avvenire.
Al folle si possono associare coloro che si rifiutano di sottostare alle regole del gioco imposte da una determinata società:i criminali,i vagabondi;tali figure vengono accomunate a quelle dei malati mentali veri e propri,raggruppate nella categoria dei folli. Ed è proprio in nome di quegli esclusi, da allora rimossi dalla storia e dal regno della ragione, che Foucault dichiara di aver scritto la Storia della follia.

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