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mercoledì 10 giugno 2009

Ordine del testo

“Testo vuol dire Tessuto;ma laddove fin qui si è sempre preso questo tessuto per un prodotto,un velo già fatto dietro al quale,più o meno nascosto,sta il senso(la verità)adesso accentuiamo,nel tessuto,l’idea generativa per cui il testo si fa,si lavora attraverso un intreccio perpetuo;sperduto in questo tessuto il soggetto vi si disfa,simile a un ragno che si dissolva da sé nelle secrezioni costruttive della sua tela[...]”

Attraverso questo periodo tratto da “Il piacere del testo” di Roland Barthes,si può riassumere il concetto di testo per l’autore:riprendendo l’analogia fatta con il ragno,il testo è insieme il tessuto e la tela del ragno;la tela sono le parole a disposizione del parlante o dello scrittore,il tessuto è l’insieme costituito proprio dalle parole strutturate in base alle norme grammaticali della lingua. Un testo può quindi essere orale o scritto, purché risponda a delle specifiche condizioni:comprensibilità(il testo deve essere espresso in un codice linguistico noto a chi legge o a chi ascolta),completezza(in esso devono essere presenti tutti gli elementi che lo rendano comprensibile),coerenza(il contenuto deve essere strutturato secondo un’organizzazione logica di pensiero). Ogni testo,sia esso scritto o orale,letterario o discorsivo,viene necessariamente sottoposto a un vero e proprio controllo e ad una selezione, insiti nella società,attuati attraverso una sorta di “polizia discorsiva” cioè delle procedure interne o esterne al testo discorsivo,che hanno la funzione di limitare i poteri e i pericoli che l’atto linguistico può nascondere. Proprio di questo si occupa Michael Foucault ne “L’ordine del discorso”:in sostanza,come scrive lo stesso autore “non si ha il diritto di dir tutto in qualsiasi circostanza” ,non tutti gli atti discorsivi hanno la stessa credibilità o la stessa efficacia,ogni parola ha un suo potere che viene incrementato dalla credibilità di chi sta parlando o scrivendo,tant’è vero che nei tempi più antichi si distingueva il vero dal falso proprio a partire da chi stava enunciando e non dall’enunciato stesso,cosa che nel tempo è andata via via modificandosi:oggi la verità sta nel contenuto del testo e non nel parlante. Ogni testo deve perciò rispondere a una sorta di ordine interno,a delle regole non solo grammaticali ma dettate invece dalla società,dall’ambito,dalle circostanze in cui l’evento testuale o discorsivo si esplica.

Testi di piacere e di godimento
Barthes,nell’opera sopra citata,si occupa del testo scritto,o per meglio dire,del testo letterario, distinguendone due tipi:il testo di piacere e quello di godimento.
Il testo di piacere è quello che appaga,che soddisfa,che dà euforia. Il piacere della lettura non è dato solo dalla correttezza delle forme grammaticali,così come il piacere fisico non è dato solo dal soddisfare un bisogno fisiologico. Il piacere è invece dato dall’aspettativa che le parole riescono a creare nel lettore,dal fatto che qualunque cosa si dica sul piacere,sarà un’introduzione a ciò che non sarà mai scritto. Il piacere è comunque dicibile,di un testo che dà piacere se ne può sempre parlare,attraverso la critica o attraverso il commento. La critica è,per usare le stesse parole dell’autore,entrare nella perversione dello scrittore,osservare di nascosto,quasi clandestinamente,il suo piacere. Del commento ne parla invece Foucault:”Il commento scongiura il caso del discorso assegnandogli la sua parte:esso consente certo di dire qualcosa di diverso dal testo stesso,ma a condizione che sia questo testo stesso ad essere detto e in qualche modo compiuto”. Vi sono quindi dei discorsi,che passano con l’atto stesso del pronunciarli,ed altri che invece sono alla base di nuovi enunciati che da un lato riprendono un testo già scritto,dall’altro dicono con parole nuove e nuovi contenuti ciò che era già stato espresso nel testo originale. Si tratta quindi di discorsi che sono detti,restano detti,e sono ancora da dire.
Il testo di godimento è invece quello che mette in stato di perdita,che sconvolge il lettore fino a farlo perdere la consistenza del proprio io,perciò si ha una carattere asociale del godimento. E’ caratterizzato da una sorta di scossa che resta indicibile,interdetta,di cui altri non possono parlare perché come scriveva Leclaire “colui che dice,s’interdice col suo dire il godimento,o colui che gode fa sì che ogni lettera si dissolva nell’assoluto annullamento ch’egli celebra”. Il testo di godimento è un testo insostenibile,impossibile perché è un testo fuori-piacere,fuori-critica,fuori dall’ordinario,cioè atopico. Di un testo del genere non si può parlare,se non con una altro testo di godimento,scrivendo nello stesso modo. Il godimento è l’eccezione alla regola,la ribellione,la novità,è il piacere fatto a pezzi e non arriva al momento giusto né giunge piano piano a maturazione,ma è una foga che si scatena tutta in una volta sola. Il godimento è perciò la scossa che precede il piacere,la fonte da cui quest’ultimo ha origine.

Struttura del testo
Il testo è composto da quelli che Barthes chiama immaginari del linguaggio:la parola,la scrittura,la frase.
La parola è intesa come unità singola ,come strumento o segno grazie al quale abbiamo la possibilità di esprimere un pensiero. Foucault sostiene infatti che un atto discorsivo è un pensiero rivestito dai segni e reso visibile dalle parole.
La scrittura è la traslitterazione della parola. Barthes la definisce come scienza dei godimenti del linguaggio,il modo in cui le parole vengono distribuite all’interno del testo. Si può scrivere secondo due criteri:conformandosi e seguendo adeguatamente i canoni stabiliti dalle scuole,dalle buone maniere,dalla cultura oppure utilizzando un metodo di scrittura mobile,vuoto,pronto a cambiare per assumere qualsiasi effetto che l’autore voglia dargli. Si vedono così contrapposti due modelli di scrittura:il primo che ha come base la cultura,il secondo che mira invece a distruggere la cultura stessa. Il piacere del testo è dato dalla via di mezzo tra questi due modi di scrivere. La tecnica che maggiormente attrae il lettore di un testo è la suspence,un’improvvisa rottura del racconto che si dispiega progressivamente e che fa crescere la voglia di sapere,la volontà di verità di cui parla Foucault.
La frase è la misura logica di un discorso,quando è compiuta,rende compiuto anche il discorso stesso,anche se,come dice Chomsky,essa in teoria può essere infinita,ma la pratica ci porta sempre a concluderla. La frase è gerarchica,al suo interno vi si riscontrano infatti delle reggenze e delle subordinazioni. Barthes la paragona al gioco degli scacchi:immutabile per quanto riguarda la struttura,ma infinitamente rinnovabile nel suo contenuto.
In conclusione si può dire che tra lo scrittore(che Barthes definisce meglio come pensa-frasi) e il lettore si crea un rapporto fondato su quello che possiamo chiamare desiderio:il desiderio del lettore di sapere e quello dell’autore di comunicare e di dare all’inquietante discorso della finzione l’unità e la coerenza tipiche di ciò che è reale.

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