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mercoledì 10 giugno 2009

LA SCRITTURA AD ALTA VOCE

"Se fosse possibile immaginare un'estetica del piacere testuale, bisognerebbe includervi: la scrittura ad alta voce (che non è affatto la parola). Nell' antichità la retorica comprendeva l'actio, insieme di regole che permettevano l'esternamento corporeo del discorso. La scrittura ad alta voce lascia l'espressione al feno-testo (il testo visibile, quello stampato); quest'ultima è portata non dalle intonazioni, dagli accenti ma dalla grana della voce, che è un misto di timbro e di linguaggio e che diviene l'arte di condurre il proprio corpo. Essa non è fonologica ma fonetica (si occupa quindi dell'aspetto fisico dei suoni); il suo obbiettivo non è la chiarezza dei messaggi, ma un testo in cui si possa sentire il timbro, l' intensità di una voce, la patina delle consonanti, l' articolazione del corpo e della lingua ". (Roland Barthes)


Gli studiosi del linguaggio rilevano l'importanza di alcune regole grammaticali che permettono a chi parla, ascolta, scrive o legge di comprendere e di essere compreso e inoltre di essere creativo, originale grazie ai modi combinatori di usare quelle regole. Chi scrive sceglie di comporre periodi lunghi, dotati di incisi e di proposizioni, o viceversa si esprime con frasi brevi e secche, cercando di usare solo il materiale linguistico essenziale.
La parola detta è corporea, fisica, sensoriale: è voce, vale a dire suono; come suono interessa un insieme di parti del corpo, in altre parole l'apparato fonatorio che produce ed emette la voce, e l'udito, che la riceve.
Il pensiero prende forma attraverso le parole. Sant'Agostino diceva che pensare è come parlare a se stessi; nella testa del pensante è come se prendesse vita un omino e ponesse a quest'ultimo domande e obiezioni. L'idea, contenuta nelle Ricerche filosofiche, è che la gente agisce con le parole, che l'uso di queste ultime, sia una parte della vita umana e che il modo in cui gli uomini le usano distingue aree differenti. Infatti ognuno di noi enunciando, decide che cosa farne delle proprie parole, in quanto strumenti che fanno parte di un gioco linguistico.
La scrittura ad alta voce, ha la capacità di metterci a nudo dinanzi ad un pubblico, di emozionare e di farci emozionare; ci dà la possibilità di mettere in moto verità remote, sentimentali, umorali: perciò col dar voce alla nostra scrittura, possiamo restituire tutto questo e scoprire molto altro ancora. Aver cura della propria voce e dell’ascolto vuol dire dare corpo vivo alla scrittura capace di riscoprire, tramite il suono, parti rimaste a lungo silenti e ancora capaci di elaborare memorie. L’ascoltatore deve seguire delle regole: soprattutto quella di seguire la lettura, non la persona del lettore. Il suo obbiettivo è capire, non cullarsi sentendo “la bella voce”. Chi legge ad alta voce un testo scritto, dà voce, più di ogni altra cosa, alle proprie emozioni. Più facile è la lettura della scrittura, se si è soli, poiché non si ha la soggezione tipica di chi legge dinanzi ad un pubblico. Spesso si ha il difetto di leggere dando per scontato il senso, e quindi capita di essere più o meno attratti dal suono della voce ma di stentare a seguire il filo, il pensiero; ma non può essere cosi: il lettore dovrà leggere con grande concentrazione, senza lasciarsi sfuggire mai il senso. Di norma quest' ultimo deve porsi di fronte al testo come a un fatto nuovo, da interrogare, anche se in realtà l' ha già letto e riletto varie volte.
Nella lettura a voce alta noi non esprimiamo immediatamente il pensiero nostro con parole nostre, come nella conversazione, ma riproduciamo la lingua scritta. Siamo portati a decodificare i segni trascurando il senso, come sottolinea Barthes. Questa è una delle ragioni per cui, quando leggiamo a voce alta, stentiamo ad essere "naturali", avvertiamo che si parla in modo deformato; anche il tono di voce e l'espressività cambiano a seconda di ciò che leggiamo e di chi è il nostro interlocutore. Si può anche non essere d'accordo con quello che si legge e possiamo anche farlo capire, ma dobbiamo essere convincenti, pensando le parole che leggiamo: se non accade questo, il senso di falsità persiste anche se il lettore è l'autore; fondamentale è quella sensazione di godimento e di piacere inebriante che si prova attraverso la "scrittura ad alta voce", è proprio questo lo scopo che Barthes si propone di raggiungere attraverso l'ascolto dei suoni durante un’ enunciazione.

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