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giovedì 11 giugno 2009

Produzione del discorso:controllata, selezionata e organizzata in ogni società

Uno dei testi analizzati durante il corso appena conclusosi è l'opera di M.Foucault "L'ordine del discorso". Sappiamo che l'atto comunicativo ha la sua natura nel sistema linguistico. Cosa interessa a Foucault dell'atto comunicativo? Prinicipalmente l'ambito in cui questo è ammesso o escluso.
"Suppongo che in ogni società - afferma l'autore- la produzione del discorso è insieme controllata, selezionata, organizzata e distribuita tramite un certo numero di procedure..."Partendo da un'analisi del discorso che è scrittura per una filosofia del soggetto fondatore, lettura per una filosofia dell'esperienza e scambio per una filosofia della mediazione, esso è un'insieme di eventi discorsivi e in quanto tale non è nè sostanza nè accidente, nè qualità o processo, non è immateriale perchè avviene nella materialità, "esso è ciò per cui e attraverso cui si lotta, il potere di cui si cerca di impadronirsi". Definisce tre grandi sistemi di esclusione o controllo che colpiscono il discorso. Del primo, che colpisce dall'esterno, fanno parte tre principi:
  • l'interdetto
  • opposizione ragione- follia
  • volontà di verità
Esso concerne la parte del discorso che mette in gioco il potere e il desiderio; ed è su questo primo sistema che vorrei soffermarmi.
Che cos'è per Foucault l'interdetto? E' la più familiare delle procedure di esclusione, in quanto sappiamo bene che non si può parlare di tutto in qualsiasi circostanza. Si forma così un reticolo complesso formato da tabù dell'oggetto, rituale della circostanza, diritto privileggiato del soggetto parlante; questo reticolo si fa più fitto quando si parla di sessualità e di politica.
Un altro principio di esclusione è la partizione ragione-follia.
Nel Medioevo il folle era colui il cui discorso non poteva circolare come gli altri; in molti casi si attribuivano al folle strani poteri ad esempio quello di prevedere l'avvenire, la "follia" si riconosceva attraverso le sue parole che non erano ascoltate nè accettate. Ma oggi tutto questo persiste? La parola del folle è dall'altra parte della separazione? Decisamente si. Afferma Foucault: " Basti pensare a tutta la rete di istituzioni che consente a qualcuno, medico o psicanalista, di ascoltare questa parola e che consente al paziente di venire a portare o a trattenere le sue povere parole". La separazione, dunque, anche se si dice cancellata, persiste e il medico ascolta sempre un discorso nel mantenimento di una cesura.
Un terzo principio di esclusione del discorso è la volontà di verità, quello di cui Foucault parla maggiormente. " Le grandi mutazioni scientifiche possono essere lette talora come conseguenze di una scoperta, ma possono anche essere lette come l'apparizione di nuove forme della volontà di verità". Questo principio poggia su un supporto istituzionale, esso è rinforzato e riconfermato dal modo in cui il sapere è messo in opera in una società, dal modo in cui è valorizzato, distribuito e attribuito. Esercita una sorta di pressione, un potere di costrizione sugli altri discorsi; basti pensare, scrive l'autore, al modo in cui il sistema panale ha cercato le sue basi dapprima in una teoria del diritto, e poi in un potere sociologico, psicologico e medico.
Spesso nel discorso la volontà di verità ci appare come ricchezza, ma filosofi come Nietzsche, Artaud e Betaille l'hanno rimessa in questione contro la verità cercando di aggirarla, ovvero guardando ad essa come prodigioso macchinario destinato ad escludere.




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