Modalità esami per l'appello straordinario di dicembre

il limite di battute dei post è di 8000
il termine ultimo per postare sarà lunedì 7 dicembre

sabato 12 settembre 2009

La Veridicità Del Discorso

Quando parliamo di Discorso spesso ci accorgiamo di avere molte idee in merito alla sua funzione e alla sua entità, ma cos’è in verità il Discorso? Prendiamo in esame la teoria di Michel Foucault: Il Discorso per il linguista francese null’altro è se non il potere di cui ogni singolo individuo parlante tenta di impadronirsi. Esso però, lungi dal divenire erroneo può essere e deve essere pronunciato solo in circostanze specifiche e nei termini appropriati, altrimenti detto, il Discorso non deve risultare un Enunciato Infelice; esso non può divenire nel momento esatto della sua proliferazione né Abuso né Colpo a vuoto (Secondo i termini austiniani). Per far sì che ciò non accada, che non manchino dunque condizioni necessarie al suo funzionamento, vengono stabilite delle procedure d’Esclusione; la più evidente è senza ombra di dubbio l’Interdetto, suddiviso in:
  • Tabù dell’oggetto;
  • Rituale della circostanza;
  • Diritto esclusivo del soggetto parlante.

Tra loro queste si mescolano e compensano dando luogo ad un reticolo piuttosto fitto riscontrabile soprattutto nel campo della politica e della sessualità, facendo quindi comprendere immediatamente che il Discorso si lega duplicemente sia al desiderio che al potere. Un secondo esempio di Esclusione potrebbe essere la Partizione (partage): l’opposizione tra ragione e follia, da cui nasce l’idea del Folle come colui i cui discorsi non circolerebbero come quelli degli altri. Per svariate epoche infatti, il discorso del folle venne preso per verità del Dio, per semplice Eresia o addirittura cadeva nel nulla, dimenticato nel momento esatto della sua enunciazione. La Partizione al giorno d’oggi è ancora utilizzata, l’ascolto del Discorso è carico di desiderio e di potere. Poiché tutti i tipi di esclusione fanno parte di un sistema istituzionalmente costruito, si comprende che essi hanno ben salde origini nella storia e che nel corso delle epoche la struttura del sistema venne modificata più volte in concomitanza delle variazioni sociali.
Nel mondo antico i greci ritenevano che il Discorso vero fosse quello pronunciato da chi di diritto e secondo il rituale richiesto (annunciava ciò che stava per accadere e pertanto contribuiva alla realizzazione dell’imminente evento). Nel V sec. a.C. la verità del Discorso risiedeva in quel che si diceva:

"Ascoltando non me, ma il Logos, è saggio convenire che tutto è uno." (Eraclito)

La verità dell’enunciazione era racchiusa nell’enunciato stesso, nel suo oggetto e soggetto, nel suo senso. L’indole sofistica era proprio quella che tentava in ogni modo e con ogni mezzo di trovare la Verità, il Neoplatonismo invece, riteneva che lo studio del Discorso fosse solo uno strumento negativo, in quanto permetteva di risalire alla verità tramite la consapevolezza del suo contrario, del Falso. Plotino attribuiva al Discorso vero la possibilità di rischiarare l’oblio, di divenire Luce per eccellenza poiché rende visibili i suoi oggetti e dunque il senso dell’enunciazione. Il filosofo italiano Rosmini ci indirizza verso la Verità Logica insita nel Discorso; aprendoci la strada verso l'oggetto di studio dei linguisti moderni, egli afferma:

"La Verità Logica è la verità della Proposizione. Si suol parlare di questa quando si dice che la verità o la falsità appartiene ai giudizi, i quali si esprimono in proposizioni, ovvero quando si dice che la verità o falsità appartiene a quella maniera di conoscenza..."

Ciò a cui Rosmini accenna è la possibilità di ritrovare nel nostro discorso l'Asserzione, Vera o Falsa, che può essere tale solo in base a conoscenza certa dell'argomento e/o dell'oggetto dell'enunciato. Nel corso dei secoli molti studiosi, filosofi e linguisti hanno tentato di comprendere quale sia la reale verità del Discorso, teorizzando innumerevoli idee sul suo funzionamento e sulla sua entità, ma ancora al giorno d’oggi la veridicità del Discorso risulta volatile. Il Discorso diviene il nostro oggetto del desiderio, gli uomini tentano di raggiungere la sua comprensione nei pensieri e nei fatti. Questa è la Volontà di Verità di cui parla Foucault.
Per comprendere la verità o la falsità di un discorso l’uomo ha bisogno di concentrarsi sul potere di costruire ambienti d’oggetti – che Foucault chiama Positività – dai quali scopriremo poi enunciati veri o falsi. La volontà di verità è l’aspetto che più incuriosisce l’uomo poiché legato a doppio nodo con il desiderio di impadronirsi del discorso, con la possibilità di acquisire potere su di esso e con esso. Se è vero che il "discorso vero" è basato su fatti realmente riscontrabili, è anche vero che il Discorso del folle può essere reale e vero nonostante le sue parole possano sembrarci falsità. E non è altrimenti vero che nei nostri discorsi appare spesso lo scherzo, che null’altro è se non il camuffamento di una verità? Allora come possiamo regolarci e capire cos’è che rende un Discorso Vero? L’analisi letterale, grammaticale di un discorso non può di certo aiutarci. Il pensiero del parlante forse? Ma come possiamo noi comprendere la Verità insita nelle parole di qualcuno?
Ecco che ci si pone davanti un muro sublime che non riusciamo a scavalcare ma che ci affascina sempre di più. Con ciò potremmo dunque concludere che il Discorso per quanto possa esser analizzato risulta realtà, non verità, poiché esso non riesce a donarci e farci comprendere appieno la sua entità. E’ realtà per il sol fatto che esso viene pronunciato, poiché viene enunciato da un parlante e udito, compreso, riconosciuto da un ricevente; è realtà perché occupa una posizione temporale e spaziale nel momento esatto della sua proliferazione; è realtà perché prima della sua enunciazione è realtà di verità, è pensiero in atto. La Verità quindi non è riscontrabile nel suo senso stretto come ciò che è giusto e reale, ma come ciò che realmente può esser vero o falso.

Marino Francesca

Nessun commento:

Posta un commento