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domenica 13 dicembre 2009

Punti fondamentali de "Il piacere del testo"

Barthes, in "Il piacere del testo", rileva le due nozioni di piacere e di godimento estrapolandole dal contesto lacaniano (contesto di un movimento dal conscio all'inconscio) e proittandole ad un universo di discorso che appartiene all'area di Nietzsche e di Sade.
Si afferma nel "Piacere del testo":"Lo scrittore di piacere (e il suo lettore) accetta la lettera; rinunciando al godimento ha il diritto e il potere di dirla: la lettera è il suo piacere, ne è ossesionato. Lo scrittore di godimento (e il suo lettore) comincia il testo sostenibile, il testo impossibile: non potete parlare "su" un testo del genere, potete solo parlare "in" esso, nel modo suo, entrare in plagio disperato, affermare istericamente il vuoto del godimento".
Barthes fa anche la differenza tra testo di piacere e testo di godimento:"Testo di piacere: quello che soddisfa, dà euforia; quello che viene dalla cultura, legato ad una pratica confortevole della letteratura. Testo di godimento: quello che mette in stato di perdita, quello che sconforta(forse fino alla noia), fa vacillare le assise storiche, culturali, psicologiche, del lettore, la consistenza dei suoi gusti, dei suoi valori e dei suoi ricordi, mette in crisi il suo rapporto col linguaggio".
L'opposizione radicale sarebbe: il piacere è prodotto dalla ripetizione, il godimento è il prodotto dell'evento, è precoce, tutto si scatena in una sola volta.
Il piacere del testo è l'euforia, la soddisfazione, mentre il godimento è la scossa; nel godimento il soggetto perde la consistenza del suo Io. Se il piacere può nascondere e inaridire la fonti del godimento, ciò accade in quanto esso è dicibile, in quanto occupa dei luoghi, invece il godimento è in-dicibile.
Per definire il piacere del testo bisogna definire anche il testo, e possiamo definirlo come: lo spazio raro di linguaggio da cui ogni scena è assente, il testo non è un dialogo, è come una piccola isola, manifesta la natura asociale del piacere. Sulla scena del testo il lettore incontra se stesso e i propri pensieri, incontra il linguaggio nel suo momento istitutivo e non già istituito.
Barthes attua anche una ricerca di quanto sta attorno all'opera, al testo. Il testo deve dare la prova di essere desiderato, questa prova è la scrittura, che definisce come: la scienza dei godimenti del linguaggio. Analizza anche il desiderio di leggere secondo proprie preferenze, avversioni e motivazioni associate a tale attività.
Seguendo le sue analisi si può tentare la ricostruzione di una tipologia dei piaceri della lettura. Innanzi tutto c'è il feticista che si accorderebbe col testo ritagliato, con lo spezzettamento delle citazioni, col piacere della parola. L'ossessivo avrebbe la voluttà della lettera, dei linguaggi sfasati, dei metalinguaggi. Il paranoico consumerebbe o produrrebbe dei testi tortuosi, delle storie sviluppate come ragionamenti, delle restrizioni segrete. L'isterico sarebbe colui che prende il testo per oro colato, che entra nella commedia senza contenuto, che non è più il soggetto di nessun sguardo critico.
Applica anche la sua indagine sui segni alla letteratura e grazie a questa porta alla luce il fatto che lo scrittore subisce gli effetti della propria scrittura, ne è trascinato come da una corrente, che sposta e trasforma. Così il linguaggio dei romanzi, delle poesie si rivela attraversato dal desiderio: che scrive ne è posseduto e finisce gettato sulla scena della pagina come un osso di seppia sulla spiaggia.

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