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venerdì 19 febbraio 2010

Sarà mia la voce che spingerà i Folli alla follia

Michel Foucault lesse il suo saggio “L’Ordine del Discorso” al Collège de France ponendo particolare attenzione sul “Discorso”.

Il Discorso altro non è che l’innato desiderio di potere di cui ogni essere umano parlante cerca di impadronirsi.Esso però non può essere pronunciato ovunque,in qualsiasi circostanza ed in qualsiasi modo,esistono delle regole ferree che lo controllano.

Il pericolo di parlare a sproposito viene scongiurato grazie alla società che regola la produzione del discorso,la controlla e la seleziona;nascono quindi delle naturali procedure d’Esclusione del discorso,la più evidente è quella dell’interdetto che fa scaturire unTabù dell’oggetto (ormai quasi del tutto debellato poiché si concede a mezzi di comunicazione come il web o la Tv di discutere su ogni genere di argomento ad ogni ora del giorno e della notte),il rituale della circostanza e il diritto privilegiato o esclusivo del soggetto che parla.

Questi tre caratteri si legano fra di loro creando un reticolo infittito soprattutto nelle regioni di politica e sessualità.

Oltre l’interdetto un’altra figura degna di nota è quella del Folle.

“Lasciate che sia mia la voce che da il via e spinge in allegria i folli alla follia”

Notre Dame de Paris-Gringoire

Questa è la prima strofa della canzone “La festa dei Folli” del Musical Notre Dame de Paris che meglio esprime il concetto di Folle all’epoca dello scrittore Victor Hugo.

Chi era infatti il Folle?

Era colui che con il suo andamento goffo,le sue sregolatezze e i suoi discorsi senza un senso logico faceva ridere la gente nelle Corti dei nobili o nelle piazze dei paesi.

Fin dal Medioevo la sua condizione era quella di essere secondo al mondo,senza importanza tanto da esser rinchiuso a volte in prigioni per essere allontanato dalla gente “normale” e non contaminarla con le sue parole e i suoi discorsi.

Son proprio i discorsi che Michel Foucault analizza nel suo saggio.

I discorsi del folle erano considerati senza effetto,non davano fede alla giustizia e non rappresentava ne importanza ne verità.

Il riscatto del Folle ci fu solo grazie ai palcoscenici teatrali che gli diedero la possibilità,grazie ad una maschera,di rappresentare la saggezza o essere l’oracolo di un Dio pronto a salvare i suoi fedeli.Il suo discorso era dunque considerato vero.Un Discorso può esser pienamente vero?

La Volontà di Verità,così definita da Foucault,incuriosisce l’uomo e si lega con il suo desiderio di padroneggiare il Discorso.

Si possono comprendere pienamente le parole di qualcuno e definirle “vere”?forse si chi può dirlo?

Fatto sta che questa ricerca di verità ci affascina e ci spinge sempre più avanti nella sua ricerca.Il Discorso vero e proprio è più realtà che verità perché esiste in un determinato tempo e in un preciso spazio,esso infatti viene dapprima pensato(il pensiero è attivo,in atto) e poi pronunciato da un parlante e successivamente ricevuto e compreso da un ricevente.

E’ in qualche modo riconoscibile la sua verità o la sua falsità anche se non può essere compresa a pieno.

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